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"Da quando mi ha chiesto di sposarlo non sono più sicura di amarlo!"

  • Immagine del redattore: Laura Totti
    Laura Totti
  • 5 mag 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è un disturbo molto diffuso in cui ci si domandarsi continuamente se siamo o meno innamorati del nostro partner.

“Che cosa succede se non amo davvero il mio partner?” “Che cosa succede se non sono davvero attratto da lui / lei?” “Se non penso al mio partner per tutto il giorno, lo amo davvero?” “Se non ho” completamente “goduto di quel bacio, vuol dire che non sono davvero attratto dal mio partner?” “Ho notato un altro ragazzo/a attraente questo vuol dire che non amo il mio partner!” “Mi è piaciuto trascorrere del tempo da sola/o, mentre il mio compagno era fuori per lavoro. Questo vuol dire che non sono veramente innamorata del mio partner “. “Ci sono momenti in cui mi sento spento al pensiero di vivere l’intimità con il mio partner. Questo è la prova del fatto che io non sono sessualmente attratta/o da lei/lui e quindi c’è qualcosa che non va nella relazione.”

Dubbi circa la propria relazione possono essere normalmente presenti nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi momento della relazione stessa. Ma in cosa si distinguono i dubbi dalle ossessioni?

Le ossessioni (o altrimenti detti "pensieri intrusivi") sul rapporto di coppia, a differenza di normali dubbi, sono sempre presenti, in qualsiasi momento della giornata e influenzando l'intera vita della persona (lavoro, tempo libero, socialità).

Inoltre le ossessioni sono vissute come egodistoniche, cioè sono in contrasto con quello che la persona sente davvero (‘Lo/a amo ma non riesco a smettere di interrogarmi sui miei sentimenti’) oppure sono contrari ai propri valori (‘L’aspetto fisico non dovrebbe essere importante nella scelta del proprio partner’). Proprio per questo motivo sono sentite come inaccettabili e non volute, e spesso conducono a senso di colpa e vergogna.


Ci sono due tipi di DOC da Relazione:

  • sulla relazione, le ossessioni sono centrate e orientate ai sentimenti nutriti verso il partner e viceversa e sull’incertezza di essere nella giusta relazione (Lo/la amo?’, ‘Sto bene con lui/lei?’, ‘Lui/lei mi ama davvero?’, ‘E’ questo qullo che voglio da una relazione?).

Spesso questi pensieri sono scatenati dal vedere "coppie felici" oppure contattando sentimenti di noia e angoscia in presenza del partner. Una persona con DOC da relazione potrebbe trovarsi quindi a

  1. fantasticare sulla vita da single;

  2. desiderare di sentire le “farfalle nello stomaco” delle prime fasi dell’innamoramento;

  3. temere di avere delle fantasie sessuali o eccitazione verso altri.

In alcuni casi le ossessioni centrate sulla relazione possono coesistere con la gelosia ossessiva, ovvero la presenza di pensieri ossessivi sull’infedeltà del proprio partner seguiti da comportamenti di controllo per verificarne la fedeltà (controllo del cellulare)


  • Sul partner, le ossessioni sono concentrate sui difetti percepiti nel partner relativamente all’aspetto fisico, alle capacità intellettive, sociali o a caratteristiche di personalità.


Quali sono gli effetti del DOC da Relazione?

Il benessere dell’individuo con DOC da relazione è marcatamente compromesso su diversi piani:

  • sul piano relazionale comporta chiaramente una scarsa soddisfazione, con una bassa autostima in amore;

  • sul piano emotivo implica l’aumento di invalidanti stati ansiosi e un abbassamento dell’umore e un costante senso di colpa.

Alcuni studi hanno riportato, infatti, una significativa correlazione tra la sintomatologia del DOC da relazione e la depressione.


Come uscirne?

La richiesta di un aiuto psicologico emerge generalmente da un rapporto di coppia in crisi: spesso i dubbi ossessivi si esprimono in prossimità di eventi significativi come convivenze, matrimoni o il desiderio di avere figli.

Solitamente l'obiettivo primario che propongo in terapia è quello di ridurre la sintomatologia, diminuire i pensieri ossessivi. Una volta che i pensieri vengono gestiti vi è lo spazio per un intervento di "prevenzione delle ricadute", cioè ricercare quegli elementi nella storia di vita del paziente che hanno favorito l’insorgenza del disturbo comprendendone così l'origine.


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