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Quando il lavoro diventa una dipendenza

  • Immagine del redattore: Laura Totti
    Laura Totti
  • 10 giu 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

"Una tra le più attuali e pericolose forme di dipendenza senza uso di sostanze, avente per oggetto un’attività che fa parte del normale svolgimento della vita quotidiana di una persona”.

(Harpaz e Snir, 2003)

Nella nostra società si fa davvero fatica pensare che il lavoro possa diventare una dipendenza proprio a causa del valore attribuito al lavoro e all'individuao in quanto lavoratore: questo stereotipo rende molto difficile identificare il disagio ed il malessere per la persona e l’attivazione di un percorso di cura.

Il workaholism o work addiction, è comunemente definito come dipendenza da lavoro e rientra insieme alla dipendenza affettiva, da shopping compulsivo, sessuale e da internet nella famiglia delle New Addiction.

Viene anche chiamata come "la dipendenza ben vestita perché costituisce un fenomeno pervasivo ma non riconosciuto dalla società" (Robinson, 1998)

Ma come si arriva a questa forma di dipendenza?

Il lavoro può diventare uno dei contesti in cui si esprime la dipendenza affettiva trasformandosi in dipendenza da lavoro. Viene costruita in tre momenti o fasi, vediamoli insieme.

La prima fase è caratterizzata dalla ricerca di conferme. Si è disposti a sacrificare tutto per ottenere conferme dagli altri, richiedendo così una manifestazione di affetto in modo da rispondere ad un bisogno antico e primitivo: la paura di essere abbandonati che a sua volta genera un grande vuoto. Il lavoro diventa così il riempitivo, il tappo per chiudere quel buco e silenziare il disagio.

La seconda fase la possiamo chiamare la fine dell'incantesimo. Con il tempo la dedizione al lavoro è diventata "normale" e di conseguenza gli apprezzamenti diminuiscono; siccome il dipendente si "nutre" degli altri come specchio per riflettere il proprio valore, quando il riconoscimento diminuisce, la paura di essere abbandonati e la solitudine aumentano a dismisura; questo clima di insicurezza rinforzerà la dipendenza.

La terza fase è la vera e propria intossicazione da lavoro. Il senso di fallimento derivante dalla constatazione che il lavoro a cui si è dedicata tutta l'energia non è più fonte di appagamento, diventa è molto acuto e molto spesso sfocia in depressione, isolamento e crisi d'ansia.


Le testimonianze delle persone con dipendenza da lavoro mettono in luce come il lavoro ha riempito le loro vite di impegni, di cose materiali e di rispetto da parte degli altri. Ma, accanto a questo, di quanto alle loro vite mancassero le relazioni importanti e gli affetti più cari.


"Mia moglie e le mie figlie mi rinfacciavano tutte le mie mancanze e io cercavo di giustificarmi dicendo che in fin dei conti stavo lavorando per portare soldi a casa e far stare loro tutte più tranquille. Non stavo certo rubando o tradendo nessuno! Eppure, quello che loro vivevano era esattamente questo, si sentivano tradite, abbandonate, trascurate".

– Alessandro, in Workaholic, Cesare Guerreschi –


Come uscirne?

Prendendo consapevolezza delle proprie fragilità!

Affrontare la Dipendenza Affettiva in ambito professionale significa rendersi conto dei comportamenti perfezionistici, dell’eccesso di disponibilità e del bisogno di affermazione che sono tutti sono modi impiegati per scappare dall’angoscia del vuoto emotivo, che altrimenti farebbe sprofondare nella paura del rifiuto e dell’abbandono.


 
 
 

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